Altitudine

313 m slm

Superficie

49,24 Km2

Abitanti

569

Densità

11,56  ab/Km2

CAP

89040

Nome abitanti

ciminesi

Santo patrono

San Nicola di Bari

Giorno festivo

6 dicembre
1a dom. maggio

 

 

 

PanoramaL'origine di Ciminà potrebbe in qualche modo essere collegata alla distruzione di Locri (attaccata dai musulmani che devastarono la città nel X secolo) e al conseguente esodo della popolazione nell'entroterra circostante che diede vita a nuovi centri. Sembra, infatti, che il suo primo nucleo di abitanti sia originato da un gruppo di pastori provenienti da due di queste novelle comunità (Condojanni e Sant'Ilario dello Jonio) che erano soliti pascolare e coltivare il grano proprio sui due dorsali che oggi fanno da corollario a Ciminà, soggiornandovi anche per lunghi periodi. Scorcio centro storicoLe notizie certe della storia di questo borgo, però, risalgono al XVII secolo quando fu costruita la prima chiesa. Inizialmente il paese fu casale della contea di Condojanni e per un lungo periodo ne seguì le sorti. Questo territorio fu donato dagli ultimi re aragonesi ai Marullo di Messina. ScorcioNel 1557 Vincenzo Marullo, gestendo male il patrimonio familiare, contrasse molti debiti che lo costrinsero a vendere le proprietà ai Carafa di Roccella. Da allora il casale di Ciminà passò sotto il dominio della famiglia Carafa e vi rimase fino al 2 agosto 1806 (anno dell'eversione della feudalità). L'ordinamento amministrativo disposto per legge il 19 gennaio 1807 lo riconobbe "Università" nel governo di Gerace.

Nel 1811 divenne Comune, sempre però sotto la giurisdizione di Gerace. La situazione non mutò neanche in seguito al riordino generale della Calabria disposto dai Borboni (1816). La punta massima di residenti nel Comune si ebbe nel 1901 (con un totale di 2243 abitanti). Nel 1961, a causa della massiccia emigrazione verso i paesi europei ed extraeuropei in cerca di lavoro, si scese a 1742.

Monte Tre PizziIl nome di questa cittadina collinare, che conta oggi 748 abitanti, deriva dal greco kyminà, posto dove cresce il cumino, una pianta alta 30-40 cm, volgarmente chiamata ciminaia, della famiglia delle ombrellifere, i cui semi sono usati sia in cucina (soprattutto per conservare i cibi o per farne un liquore chiamato kumeel) che in medicina.

Immerso completamente nel Parco Nazionale dell'Aspromonte, il paese si presenta nella parte più a valle del territorio sormontato dal monte Tre Pizzi. Una maestosa parete di roccia che sembra proteggerlo dall'alto. Il centro abitato è tutto raccolto tra le due chiese principali e si affaccia naturalmente nella valle della fiumara Condojanni.

Elementi architettonici di un certo interesse si possono notare nella parte bassa e centrale del paese, in numerose abitazioni.
 

Eccellenze della Locride

 

Il caciocavallo di Ciminà

 

Tuttavia è la parte alta di Ciminà a suscitare maggiore interesse e a divenire dunque vero obiettivo dei turisti, a causa delle vie, strette una all'altra in un immaginario labirinto, e delle abitazioni, costruite in una pietra tufacea dai riflessi violacei, rara in Calabria.
Chiesa San Nicola di BariSempre in questa parte del paese, nel luogo dove è posto il Calvario (luogo ove annualmente si svolge una popolarissima processione), si può godere di un panorama incantevole: occhieggia in basso la distesa pressocchè continua dei tetti, circondati dai fianchi del selvaggio Aspromonte e dai Dossoni della Melia. Allo sguardo dell'osservatore attento si presenta un paesaggio splendido e suggestivo, al tramonto acceso da fantasmagorici colori, difficilmente dimenticabile.
Ricca di boschi e conifere, è meta di escursionisti e appassionati di trekking per la varietà dei suoi panorami.

Vi si trova la chiesa di San Nicola di Bari, risalente al XVII secoloma ricostruita nel 1930. È la Chiesa principale , quella dove ancora oggi viene celebrata la Messa.

È caratterizzata da un altare marmoreo con statua in legno, raffigurante il Santo Protettore, che ha sostituito la tela dipinta ad olio di autore ignoto del secolo XVII, peraltro conservata nello stesso luogo sacro.

Fu danneggiata dal terremoto del 1783, restaurata a spese del comune, demolita poi nel 1929 per i gravi danni prodotti dal terremoto del 1908 e nuovamente restaurata nel 1930/31. L'ultimo restauro è del 1982.

Degna di particolare rilievo anche l'insolita struttura a quattro navate.

A Ciminà sopravvive l'antica produzione del caciocavallo, tradizione gelosamente custodita dai pastori dell'Aspromonte.

Percorso naturalistico
Ciminà - Monte Tre Pizzi - Piano Moleti - Pinticudi - Crasto - Cascate dello Schioppo - Ciminà Il sentiero da percorrere a piedi presenta notevoli difficoltà per gli improvvisi tratti ripidi e per la sua lunghezza (20 km). E' consigliato, quindi, a persone esperte e allenate ai lunghi tragitti. Si parte da quota 300 metri slm per salire a quota 1070 e poi scendere di nuovo a quota 300. Dal paese ci si inerpica lungo una vecchia mulattiera verso il Monte Tre Pizzi dove si arriverà dopo circa 40 minuti di cammino. In questa zona si può ammirare il panorama che spazia sulla costa da Capo Spartivento a Punta Stilo e da Montalto fino alla Limina. Riprendendo il percorso verso l'altopiano Moleti si incontrano i ruderi della chiesa di SS Pietro e Paolo, edificata in pietra e distrutta dal terremoto del 1908. Il tratto da Monte Tre Pizzi a Moleti è agevole. Si procede, infatti, su un crinale con pendenze non eccessive. Più difficoltoso è invece il sentiero che porta a Piano Moleti perché presenta balzi altimetrici notevoli. Qui c'è un casolare conosciuto come "caserma forestale" e un villaggio turistico. Numerose le sorgenti d'acqua. Da Piano Moleti si comincia a scendere verso valle, seguendo questa volta il crinale che conduce a Pinticudi (pendenze al di sotto del 10%) e poi a Castro (pendenze in aumento). Si passa da 849 metri slm a circa 300 metri. Da Crasto si prosegue fino alle Cascate dello Schippo, luogo suggestivo che merita una sosta. Da qui fino al paese si va avanti su una strada asfaltata per circa 8 km. La flora - L'itinerario attraversa tre distinte fasce fitoclimatiche. Quella del lauretum, immediatamente sopra il paese di Ciminà, caratterizzata da lecci e arbusti di ginestra; quella del castanetum, nella zona Tre Pizzi, caratterizzata da lecceta pura governata a ceduo o ad altofusto; quella del fagetum e abete bianco (zona di Piano Moleti).

Sentiero delle otto fontane (punti ristoro)
Facile da percorrere è adatto anche ai non esperti. Lungo 4 km, parte da Piano Moleti. Ci si inoltra nelle faggete e, attraverso un percorso, si raggiungono le otto sorgenti presenti sull'altopiano dove ci sono dei punti ristoro.

Leggenda

Vi è una leggenda narrata dai vecchi di Canolo, che collega la fondazione  del casale di Ciminà al nome di uno dei fratelli Mina, profughi della Locride durante le invasioni barbariche del X secolo. Si narra, infatti, che Carlo Mina avrebbe fondato Canolo, Antonio  Antonimina, Francesco "Cicciu in gergo" Ciminà.
La storia ricorda a Ciminà la presenza di alcune famiglie feudatarie  come i Grimaldi, i Grillo e gli Squarciafico.
Le prime due di origine Genovese si trasferirono nella Locride verso  la  prima metà del '500 ed acquistarono il feudo di Gerace mentre la  famiglia Squarciafico acquisto' da Tommaso Marullo la baronia di Precacore  e di Sant'Agata.
I Grillo acquistarono poi feudi e subfeudi in vari paesi dell'antica Locride ed abitarono per lungo tempo a Ciminà.
Fra le figure più illustri di questa famiglia è da ricordare  il vescovo Francesco Antonio Grillo, nato a Sant'Agata nel  novembre 1744 e morto nel 1804 dopo essere stato vescovo martiriano.
 

 

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