Fra Diego da Careri

Fra Diego da Careri, al secolo Giovanni Leonardo Giurato, discendente di una nobile famiglia spagnola, nacque a Careri nel 1606. Entrato presto nell’Ordine dei Francescani Riformati, apprese quindi l’arte dell’intaglio e della scultura in legno acquisendo una perizia tale da divenirne maestro ed avere allievi; il più noto dei quali fu Fra Giovanni da Reggio, che per un buon tratto lo seguì nei suoi viaggi per i conventi d’Italia, facendogli d’aiuto.
Quando giunse sui trent’anni, dopo essere stato a a Bovalino prima, dove, nel Convento di S. Maria del Gesù, aveva ricevuto l’ordinazione e le prime ispirazioni artistiche nella modellazione del legno, poi a Gerace, a Monteleone (oggi Vibo Valentia), a Catanzaro, si stabilì nel Convento di S. Maria degli Angeli di Badolato (Catanzaro) dove pare che abbia dimorato dal 1638 fino al 1646.
Fu proprio nel convento dei Padri Riformati di Badolato che Fra Diego da Careri lasciò una delle sue opere più importanti: una fastosa pala d’altare in legno, a grande rilievo, scolpita ed intagliata nel 1644. Essa mostra la Madonna degli Angeli tra i SS. Francesco d’Assisi e Ludovico; e la sua creazione pare legata pure ad una tradizione orale singolare.

Un Crocifisso ligneo, scolpito a tutto tondo ed a figura intera, e dipinto al naturale, presente anch’esso nella chiesa conventuale di Badolato, viene pure attribuito all’arte di Fra Diego; il quale l’avrebbe però eseguito in occasione d’un suo ritorno nel monastero calabrese.

Fu, tra i tanti francescani che dedicarono la vita all'arte, tra i più richiesti: dal Vicerè di Napoli che lo volle per i lavori della chiesa di Santa Maria degli Angeli e dai Padri Generali che si susseguirono a capo dell'Ordine Francescano che lo vollero a Roma, a Dongo, Lecco, Varese, Milano e Monza e, infine, a Sambuca di Sicilia, dove morì il 15 agosto 1991.

 

A Napoli ed a Somma Vesuviana ha lasciato tutta una serie di opere, in parte andate perdute ed in parte ancora esistenti come la Madonna degli Angeli, ma è nel periodo di permanenza a Dongo  che Fra’ Diego diede vita ai suoi più intensi capolavori.

A Lecco, Diego stette per anni facendo la spola per Dongo e Como, e fino a Stabio e Capolago, in Svizzera; poi, forse a causa delle sempre più precarie condizioni di salute, fu chiamato a Roma (1654), dove lasciò traccia della sua arte nella bellissima statua di S. Francesco che sovrasta tuttora l’altare della Chiesa di S. Francesco a Ripa.

Quattro anni dopo Diego viene inviato a Sambuca in Lucina, in Sicilia. Di questo periodo molte opere sono andate perdute o disperse, anonime, nelle chiese di Sicilia.

Una sua biografia, rinvenuta in una biblioteca di Messina, è stata scritta nel 1705 per perorarne la beatificazione.

 

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