Altitudine

0 m slm

Superficie

37 Km2

Abitanti

6.762

Densità

180,6 ab/Km2

CAP

89047

Nome abitanti

roccellesi

Santo patrono

San Vittorio

Giorno festivo

21 maggio

 

 

 

 

Roccella Jonica è è una cittadina moderna e di grande ricettività. Dotata di un moderno teatro, cinema, anfiteatro, locali da ballo,  lungomare attrezzato e porto turistico.

È l'unico centro della Locride che non ha mai subito spostamenti nel corso dei secoli. La sua bella posizione, su una roccia naturalmente difesa e ben munita, ha consentito alla città di nascere e svilupparsi organicamente dal borgo arroccato all'ampia marina sottostante.

Le sue origini, risalgono al tempo delle prime colonie della Magna Grecia. II suo nome primitivo fu Amphysia, citata da Ovidio nelle Metamorfosi. Intorno all'anno 1000 essa prese il nome di Rupella, in seguito mutato in Arocella cioè "piccola rocca".

La fondazione della città sull'alto sperone roccioso, proteso sul mare, è con tutta probabilità, risalente a età bizantina, ma di quel periodo ci restano solo alcuni sporadici dati archeologici, mentre le prime notizie storicamente certe si datano al XII secolo.

Quando iniziarono anche le scorribande dei Turchi, intorno al 1200, gli amphisiani, si trovarono costretti ad abbanddonare il loro villaggio per migrare verso l'interno. Alcuni gruppi, particolarmente legati al proprio territorio natale, decisero di formare un piccolo agglomerato sulla rocca. In poco tempo il villaggio si ingrandì diventando un vero e proprio paese, che venne chiamato dapprima Rupella poi Arocella ed infine Roccella.

La nuova posizione del paese non scoraggiò i Saraceni, che continuarono ad invadere il territorio Roccellese devastandolo e depredando gli abitanti. Intorno al XV secolo d.C., per porre fine a questo problema, i residenti furono costretti a costruire il castello, un opera grandiosa e colossale, proggettata dall'allora feudatario di Roccella, Galeotto Bardassino.

Questa imponente costruzione, di proprietà delle famiglie Feudatarie di Roccella (fù prima gestia dai Collepietro, poi dai Centelless e Ruffo, ed infine dalla famiglia di origine ungherese dei Carafa, detti poi "Dalla Spina"), avrebbe dovuto difendere il popolo dalle scorribande saracene.

Il principe Fabrizio Carafa fu uno dei maggiori persecutori di Tommaso Campanella. Il castello, posto su una rocca a picco che guarda il mare, era una fortezza inespugnabile, tanto che neanche i Turchi nel 1553-55, i quali pur saccheggiarono Reggio Calabria e dintorni, riuscirono a scalfire. Essi, al contrario, subirono gravi perdite e la distruzioni della maggior parte delle 150 galere con le quali si erano presentati nello specchio acqueo sottostante il maniero. Un altra incursione dei Turchi, nel venerdì santo del 1599, fu ugualmente respinta dai Roccellesi. Ristrutturato nel 1700 dai Carafa, il castello assunze carattere di residenza signorile. Per cercare di anticipare gli attacchi, vennero poi costruite delle torri di avvistamento lungo tutta la costa della Locride.

Anche a Roccella ne fu costruita una nei pressi del castello, sulla roccia di Pizzofalcone. Dall'alto di quelle colline, protetti dalle imponenti mura del castello, i roccellesi potevano condurre una vita quasi normale, anche se condizionata dal solito messaggio di allarme che veniva diffuso quando venivano avvistate navi sospette: "Allarmi, allarmi, li campani sonaru, li Turchi su arrivati alla Marina!".

Ristrutturato nel ‘700 dai Carafa, il castello assunse i caratteri di residenza signorile.

Alla base della collina del castello è stato costruito un lungo canalone per la raccolta delle acque piovane discendenti da tutta l'area del castello. Durante la costruzione di questo ampio canalone ci si è accorti che accanto ad esso era possibile ricavare un camminamento, sfruttabile anche a fini turistici per godere del bellissimo panorama di Roccella e di tutta la Locride.

Alle pendici del promontorio roccioso su cui sorge l’antica città, si trova il complesso del Santuario di Maria SS delle Grazie. L’edificio religioso è collocato sulla sponda sinistra del torrente Zirgone, in una posizione di innalzamento rispetto al piazzale antistante grazie ad una ripida scalinata. Fu fondato nel 1545 dal Capitano Onofrio Buscami di Palermo e dal suo equipaggio. Si narra infatti che il capitano Onofrio Buscemi, trovandosi nel mare di Roccella Jonica, venne sorpreso da una violenta tempesta e con l’equipaggio fece voto alla Vergine di edificare in suo onore un santuario, nel punto in cui, fosse approdato in salvo. Scampato il pericolo, insieme all’equipaggio edificarono la chiesa.

Un pregevole dipinto dell’epoca, attribuito allo stesso Buscemi, riproduceva la scena del miracolo, quest’opera (insieme ad altri quadri) è stata trafugata e attualmente è stata sostituita da una riproduzione.

La facciata di stile settecentesco è piuttosto sobria e si divide in tre parti, sia in senso verticale che in senso orizzontale. Al centro troviamo il portone d’ingresso, incorniciato da un sistema trilitico in granito sagomato e sormontato da un’architrave arricchita da due elementi decorativi a forma di doppie volute, con al centro una piccola scultura di testa d’angelo. Più in alto si trova il rosone di forma ottagonale. L’interno ad un unica navata è caratterizzato da lesene dal doppio ordine architettonico, da decorazioni in stucco bianco e da affreschi che rappresentano l’evento miracoloso.  Nella zona di centro della parete absidale è sistemato un modellino di imbarcazione in alabastro, poggiante su una piccola mensola.

La Madonna delle Grazie è venerata come patrona dei pescatori roccellesi , i quali, in segno di devozione, portano la statua, nel giorno della festa, in una tradizionale processione sul mare. La festa, preceduta da un novenario di preghiera, si svolge la prima Domenica di Luglio: ai riti religiosi si affiancano i festeggiamenti civili, quali la fiera e i fuochi d’artificio. Caratteristica è la processione della domenica in cui la statua della Madonna viene caricata su una barca ammiraglia (seguita dalle barchette dei fedeli) che fa il giro del litorale per benedire il mare, i pescatori e i bagnanti.

Il patrono di Roccella Jonica è San Vittorio, martire marsigliese la cui festa si svolge ogni anno nella seconda domenica di agosto.

Secondo un'antica leggenda alcuni mercanti marsigliesi, trasportati da una tempesta di mare, sbarcarono a Roccella; accolti e trattati cordialmente dai cittadini del luogo, essi, ritornati un patria, per sdebitarsi, inviarono la reliquia del braccio del loro glorioso concittadino Vittorio, martirizzato a Marsiglia, sua patria, nei primi anni del IV secolo d.C. La reliquia fu per tanto tempo custodita nella chiesa madre, attigua al castello e quando questo cadde in rovina, essa fu portata nella chiesa di S. Nicola ex Aleph, edificata nel frattempo sulla costa.

Reperti archeologici attestano la presenza umana nel luogo già dalla prima età del ferro. Interessante è la necropoli rinvenuta, ricca di corredi funerari, dove sono state trovate due colonne di porfido egizio dalla, ancora oggi, enigmatica funzione.

Le due colonne monolitiche, in porfido egizio, pesano dodici tonnellate e furono rinvenute nel 1868 nel tratto di spiaggia antistante le località Castellace e Melissari (da Males are, are pagane). Oggi, sono collocate all'interno di una villetta in via Marina, in prossimità di Piazza San Vittorio con accanto un mosaico di Nik Spatari che sintetizza la loro leggenda. Secondo alcune leggende le due colonne proverrebbero dall'Egitto e sarebbero state destinate a Roma. Secondo altri sarebbero appartenute a un tempo dedicato ai Dioscuri Castore e Polluce.

Da oltre vent'anni, durante l'estate Roccella Jonica ospita un importante festival di musica Jazz, noto come "Roccella Jazz festival - Rumori Mediterranei, il cui cartellone annovera artisti di fama mondiale. Attualmente (2007) i concerti del festival si tengono anche in altri comuni nelle vicinanze, ma Roccella Ionica rimane la sede storica e principale e la denominazione del festival è rimasta invariata.

Durante l’estate si svolgono inoltre numerose manifestazioni di carattere internazionale, quali la sagra del fungo organizzata dal Gruppo Micologico "N. Capitò" e la sfilata di alta moda sartoriale oltre che varie sagre locali.

Il porto turistico “Delle Grazie” di Roccella Jonica (circa 600 posti barca), è uno dei più grandi e certamente il più moderno e funzionale di tutto il Mezzogiorno continentale; costeggiato da una meravigliosa pineta, è il punto di passaggio obbligato per tutte le imbarcazioni dirette, attraverso lo stretto di Messina, verso la Grecia e l’Oriente.

Il Porto é una struttura turistica-peschereccia. L'imboccatura si affaccia verso Sud, all'interno é formata da tre darsene e da un avanporto: due sono destinate alla nautica da diporto e una ai mezzi dello Stato ed unità da pesca locali.

Recentemente è stato ristrutturato il Convento dei ”Minimi Paolotti” costruito dall'amministrazione pubblica nel 1590 presso  la Chiesa di San Vittorio. Il Convento venne soppresso nel 1814, con la legge che ha soppresso la maggior parte degli istituti religiosi, e adibito a sede municipale, quale è stato fino a poco tempo fa.

 

Edwar Lear, viaggiatore Inglese a piedi, così descrive Roccella nel 1847:

"siamo discesi verso il mare in direzione nord e, dopo lunghi sentieri, fra uliveti e giardini di fichi, siamo arrivati alla spiaggia di Roccella con il suo capo roccioso sempre oggetto di bellezza anche da Gerace, diventa sempre più bella avanzando verso di essa".

 

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