Sant'Antonio del Castello monaco basiliano

Fu contemporaneo di S. Nilo di Rossano (sec. X). Da giovanetto ebbe quell’educazione comune alle famiglie cristiane di quel tempo, basata sulla lettura quotidiana della S. Scrittura.

Da adulto si ritirò in una grotta nei pressi di Gerace, ed esercitò un’ascesi durissima. Compiva le più dure penitenze nel corso della giornata e si dedicava alla veglia e alla meditazione nella notte. Sem­bra che, a un certo tempo, abbia sentito il bisogno di cambiare residenza, forse a motivo degli Arabi che, con le loro continue incursioni, rendevano impossibile la vita di contemplazione a questi eremiti. Si trasferì, allora, sui monti Mula, vicino a Cassano, dove ebbe la gioia di accogliere la visita di S. Vitale di Sicilia.

Non molto tempo dopo, ritornò a Gerace e si stabilì, come cenobita, nel monastero di S. Filippo d'Argirò, che sorgeva nella parte alta della città. Gerace, in quel tempo, aveva una grande importanza strategica e politica nel sud della Calabria, quasi come quella che Rossano aveva nel nord. Antonio visse così gli avvenimenti ora drammatici ora lieti del tempo, in continua comunione con le popolazioni.

Tra il 951 e il 975, il monastero di S. Filippo d'Argirò accolse Nicodemo che, dalle aspre balze di Mammola, aveva cercato rifugio nella roccaforte di Gerace. Antonio, Nicodemo e Ieiunio erano tre cattedre viventi per i loro confratelli e per la gente di Gerace. Nicodemo, alla fine ritornò alla boscaglia di Mammola, e Antonio si preparò all'incontro col Signore.

Alla sua morte gli venne data sepoltura nella chiesa del monaste­ro e i suoi resti mortali divennero ben presto oggetto di culto privato e pubblico. La sua festa venne fissata il 23agosto.

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Santi della Locride