Le varie dominazioni

Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi

Tancredi d'AltavillaSpettava ai Normanni il compito di eliminare la presenza degli Arabi dalla Sicilia e la loro Pressione sulla Calabria, ponendo contemporaneamente termine alla dominazione bizantina Ruggero I, figlio di Tancredi di Altavilla, a cui il fratello Roberto il Guiscardo aveva ceduto i diritti sulla Calabria, da Mileto, centro politico e militare della sua fortuna, conquistò tutta la Regione e quindi la Sicilia (1091). Il figlio e successore Ruggero II, grazie anche a fortunate vicende dinastiche, realizzò l'unità politica del Mezzogiorno d'Italia continentale e insulare. Il dominio normanno diede alla Calabria un governo stabile e la sottrasse all'influsso greco sostituendolo, in campo religioso, con l'influenza di Roma l'ordine benedettino dei Cistercensi fu lo strumento religioso della latinizzazione della Calabria, così come il monachesimo basiliano lo era stato per il rito greco; all'ordine cistercense apparteneva Gioacchino da Fiore che poi fondò l'ordine florense (approvato con bolla papale del 1196) costruendo un centro religioso attorno al quale sorse S. Giovanni in Fiore. Con i Normanni la Calabria entrò a far parte del Regno di Napoil  di cui poi seguirà definitivamente le sorti. I Normanni introdussero nel Regno e quindi anche in Calabria un anacronistico regime feudale ed imposero un rigido centralismo che soffocò sul nascere ogni tentativo di autonomia dei centri urbani; il segno del centralismo rimase quale connotazione negativa nel Regno di Napoli sotto tutte le signorie che seguirono a quella normanna.

Enrico VI di SveviaGli Svevi, succeduti ai Normanni (1194) per il matrimonio di Costanza ultima erede legittima degli Altavilla con Enrico VI, continuarono la politica dei predecessori stimolando anche una lieve ripresa economica in Calabria. Carlo I d'Angiò strappò il regno agli Svevi con la battaglia di Benevento (1266) nella quale fu aiutato da tutte le forze guelfe in Italia e dai baroni pugliesi e calabresi. Durante la guerra del Vespro (1282/1302), provocata dalla ribellione della Sicilia, la Calabria cercò di scuotere il dominio angioino ma la pace di Caltabellotta (1502) e la successiva pace di Catania (1572), pur riconoscendo l'indipendenza della Sicilia, lasciarono la Calabria agli Angiò.

II malgoverno angioino e le prepotenze baronali arrecarono notevoli danni alla Calabria dove solo Cosenza, nel XIV secolo riuscì a conseguire una certa autonomia, ma per dovere di obiettività si deve ritenere che alla decadenza economica della regione abbia contribuito anche lo spostamento dell'asse geopolitico dell'Europa dal Mediterraneo all'Atlantico. Malgrado tutto, lo spirito d'intraprendenza dei calabresi diede vita nel '400 a un notevole movimento di prodotti agricoli e sopratutto di vino per il quale il principale porto d'imbarco era Tropea; il vino era destinato, oltre che a Napoli, a Porto Pisano (Livorno), Genova, la Provenza, Barcellona, Palma di Maiorca, Londra e Bruges.

Con Alfonso il Magnanimo (V d'Aragona, I di Napoli e di Sicilia), erede adottivo di Giovanna II, la dinastia aragonese subentrò agli Angioini (1442) e mantenne la sovranità sul Regno di Napoli, con un ramo cadetto, fino al 1504. lnvitati da Alfonso I cominciarono ad affluire in Calabria gli Albanesi guidati da Demetrio Reres. Ferdinando I (1459/1494), da poco salito al trono, dovette affrontare la rivolta contadina fomentata da Antonio Centelles che, per il matrimonio con una Ruffo, aveva ottenuto la contea di Catanzaro ed il marchesato di Crotone e che già era stato privato dei suoi titoli da Alfonso il Magnanimo a cui si era ribellato; represse quindi con fermezza la congiura del baroni (1485) e sostenne i diritti delle categorie meno privilegiate dalle quali vennero stimolate le iniziative economiche. La Calabria non intervenne in alcun modo nel conflitto franco-spagnolo, provocato dalle spedizioni dei sovrani francesi Carlo VIII (1495) e Luigi XII (1499/1500), al termine del quale Ferdinando il Cattolico, re di Spagna (II come re di Napoli), scacciò il ramo cadetto degli Aragonesi e ridusse a vicereame il Regno di Napoli (1504).

Dominio spagnolo ed austriaco

Con il dominio spagnolo continuò la decadenza della Calabria; isolamento dalle correnti di traffico, bandistismo e prepotenze baronali afflissero la Calabria, che soffrì anche per le aggressioni dei Turchi (Kahìr-ed-din il Barbarossa nel 1545, Mustafà nel 1550, Dragut nel 1565); particolarmente provata dalle incursioni fu la città di Reggio. Secondo l'ipotesi di uno storico l'assoggettamento dell'Italia agli Spagnoli la salvò dalle barbarie cui l'avrebbe ricondotto la signoria turca, alla quale, da sola e divisa, non avrebbe potuto sottrarsi. Ma, almeno per la Calabria, il dominio spagnolo non valse a stornare, come si è visto, il pericolo; anche dopo la vittoria di Lepanto (1571), nella quale l'ala sinistra della flotta turca era stata comandata dal rinnegato calabrese Ulug Alì, la Calabria subì altri assalti ad opera di Sinan Cicala (1593). L'espulsione degli ebrei (1540), che avevano trovato asilo in Calabria sotto gli Svevl, rappresentò un altro motivo d'inaridimento delle attività commerciali. Le avversità naturali (terremoti del 1658 e del 1659), le pestilenze e le carestie immiserirono sempre più la popolazione calabrese, alla quale venne meno lo spirito di partecipare al tentativo insurrezionale di Campanella (1599) ed alla rivolta di Masaniello (1647).

Dal punto di vista amministrativo, gli spagnoli, confermando i precedenti ordinamenti, mantennero la divisione della Calabria in due province: Citeriore con capoluogo Cosenza e Ulteriore con capoluogo prima a Reggio e quindi, dopo un trasferimento a Seminara (1594/1604), a Catanzaro. La fugace dominazione austriaca (1707/1754), che si sostituì a quella spagnola dopo la guerra di successione di Spagna, non incise in alcun modo nella vita della Calabria.

I Borboni e il periodo napoleonico

Carlo di Borbone (VII come re di Napoli e III di Spagna) salito al trono nel 1734, grazie alle vicende connesse alla guerra di successione polacca, introdusse una forma di dispotismo illuminato che servì a promuovere il risollevamento dell'agricoltura e delle finanze. Il successore Ferdinando IV continuò l'opera di Carlo III e sotto il suo regno fù istituita a Catanzaro la Cassa Sacra per amministrare i beni dei conventi devoluti a riparare i danni del terremoto del 1785. Ma lo stato di arretratezza della Calabria e di tutto il regno di Napoli era troppo profondo perchè le riforme borboniche potessero essere efficaci. Dopo l'effimera repubblica partenopea (1799) e la prima restaurazione borbonica, dovuta in gran parte all'azione del cardinale Fabrizio Ruffo, che riconquistò

Napoli utilizzando la rivolta antigiacobina dei contadini, Ferdinando IV, sotto la pressione dell'Impero napoleonico, dovette rifugiarsi per la seconda volta in Sicilia lasciando la parte continentale del regno a Giuseppe Bonaparte (1806/1808) al quale si deve l'abolizione della feudalità che pose le premesse per l'affermazione della borghesia; sotto il regno di Gioacchino Murat (1808/1815) la Calabria conseguì notevoli progressi nel tenore di vita e nell'ordinamento civile. Durante il regno di Murat il capoluogo della provincia Calabria Ulteriore fu trasferito a Monteleone (ora Vibo Valentia).

Caduto l'astro napoleonico, i Borboni ritornarono ancora a Napoli instaurando un regime di reazione, chiuso ad ogni prospettiva di libertà.

Nel 1816 la Calabria fu divisa in tre province: la Citeriore con capoluogo Cosenza, la Ulteriore II con capoluogo Catanzaro e la Ulteriore I con capoluogo Reggio. La Calabria partecipò attivamente ai moti del Risorgimenlo; nel 1823 subirono la pena capitale tre cittadini di Catanzaro (Monaco, De lessi e Pascali) accusati di cospirazione; nel 1844 si concluse tragicamente nel vallone di Rovito a Cosenza la spedizione dei Fratelli Bandiera e di sette dei loro compagni; nel 1847 furono fucilati a Gerace cinque patrioti del circondario di Gerace (Bello, Mazzone, Ruffo, Salvadori e Verducci). Moltissimi altri calabresi combatterono eroicamente nelle battaglie del Risorgimento per la libertà e l'indipendenza dell'ltalia. Nel luglio del 1860 Garibaldi sbarcò a Melito, mentre la Calabria insorgeva contro i Borboni.

Webmaster Ing. Francesco Alati